È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori.

lunedì 19 novembre 2007

E l'azienda disse: liberi tutti

In una comunicazione indirizzata oggi "Al corpo redazionale del Meridiano", l'Editrice del Meridiano S.r.l., a firma del direttore di gestione, Potito Perruggini, scrive:
«Nelle more della sospensione dell'attività si comunica che per l'editrice nulla osta acché il proprio personale collabori o proponga la propria disponibilità lavorativa altrove pur mantenendo e garantendo il diritto a percepire il compenso da noi previsto fino alla naturale scadenza. È intenzione della scrivente consentire ai propri dipendenti che questi ultimi proseguano il proprio percorso lavorativo e professionale senza che su questi si ripercuotano negativamente le nostre difficoltà oggettive».

Il Comitato di Redazione del quotidiano "Il Meridiano" ribadisce la richiesta di un incontro urgentissimo, alla presenza dell'Associazione della Stampa di Puglia, con il presidente e legale rappresentante della società editrice nonché con il fondatore, Vincenzo Cascarano, che in un'intervista al noto quotidiano economico nazionale "Italia Oggi", apparsa il 17 novembre, è definito «il reale finanziatore» della società editrice stessa.

Espime lo sconcerto per le notizie, relative al piano industriale e alle perdite, di cui per la prima volta apprende i dettagli attraverso un'intervista, mentre la società editrice aveva l'obbligo giuridico di comunicarle alla redazione che, decine di volte, aveva chiesto di riceverne.
Nella sua intervista, Vincenzo Cascarano dichiara: «Ho deciso di fermare "Il Meridiano". Non posso più perdere soldi».
In meno di 24 ore è evaporata «l'esigenza di sospendere "temporaneamente" sia l'attività redazionale sia l'attività lavorativa, (...) per esigenze esclusivamente relative alla riorganizzazione e rimodulazione dei mezzi informatici appartenenti all'organismo produttivo dell'azienda», dichiarata all'ANSA dalla presidente della società editrice, Daria Cascarano, il 16 novembre, mentre il padre Vincenzo la contraddiceva su "Italia Oggi".

Contraddizioni che, unitamente alla comunicazione trasmessa oggi alla redazione, confermano il disorientamento e l'inquietudine dei giornalisti de "Il Meridiano" e l'urgenza di un formale incontro che chiarisca le reali intenzioni dell'azienda sulla prosecuzione dell'impresa editoriale. Tali intenzioni non possono esprimersi nelle forme irrituali in cui si sono manifestate fino a oggi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quindi?
Chiudono?
Cioè, hanno già chiuso, ma vi liquidano? E' assurdo... e ve lo dicono così?! dopo tutto quello che hanno detto fino ad ora? mah! Credevo d'aver visto tutto nella mia vita di lavoratore precario... ma questo è davvero pazzesco! Ragazzi, che dire, non ho parole... sono con voi. Tutta la mia solidarietà e quella dei miei colleghi.
Antonio

Anonimo ha detto...

Buona l'idea del blog, anche le vertenze devono stare al passo coi tempi. La solidarietà è scontata ma sempre necessaria. Sono a disposizione per sostenere le vostre iniziative, in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo. Magari potrà sembrare questione meno stringente rispetto alla vostra attualità, che è quella di esigere in pieno diritti di qualunque natura essi siano, ma occorerebbe una riflessione collettiva della nostra comunità professionale. Cominciano ad essere troppi in questa città i funerali di progetti editoriali in origine e all'apparenza ben strutturati. Troppe le attese professionali e di vita lese, deluse. A mio avviso tardivi gli interventi del sindacato (per non parlare del nostro Ordine) che farebbero bene a intervenire a monte di queste iniziative, per evitare che i giornalisti diventino a un certo punto carne da macello, i soli sui quali scaricare gli effetti delle crisi economiche degli editori di turno. Lancio un'idea: vanno di moda gli "stati generali": facciamone uno sullo stato della professione nella nostra città, raccontiamoci vicende, condizioni lavorative, costruiamo conoscenza e solidarietà, per magari colettivizzare e indirizzare meglio le nostre rivendicazioni professionali. Non immagino un muro del pianto dove ognuno possa sfogare il proprio malessere (e ci sta anche) ma un confronto dal quale venir fuori con un messaggio forte di autonomia rispetto ai condizionamento politici ed economici nel mondo editoriale. In maniera molto semplice, ripartendo dalla carta dei diritti e dei doveri del giornalista, dal nostro contratto.
Lello Saracino